martedì 9 giugno 2009

L’Igdo come i Palazzi Doria e Altemps

da "Anni Nuovi" maggio 2009

E’ recente la notizia che, grazie ad un contributo regionale, il Palazzo Altemps di Monte Compatri tornerà a nuova vita. Questo edificio, nel cuore del centro storico della cittadina castellana, è uno splendido esempio di costruzione del 1500,  che arricchisce il borgo medievale. Dopo vari passaggi di proprietà, a partire dai Colonna, tempo addietro il palazzo è  stato  acquistato dal Comune, ma, in pratica, ha vissuto uno stato di pressoché totale abbandono. Oggi, appunto con il  finanziamento della Regione Lazio, inserito in un programma di recupero di edifici pubblici nei centri storici, palazzo Altemps potrà beneficiare di lavori di ristrutturazione e di razionalizzazione delle superfici, permettendo così, a progetto eseguito, di disporre di aree fruibili dalla cittadinanza. 

A Valmontone, ridente cittadina situata lungo l’alta valle del Sacco, si erge, accanto la Collegiata dell’Assunta che ricorda architettonicamente la capitolina Trinità dei Monti, il palazzo Doria  Pamphili. L’edificio, sorto sulle rovine dell’antico castello Sforza, completato nel 1670 circa, ha ospitato molte famiglie illustri, per accogliere da ultimo la popolazione sfollata a seguito dei bombardamenti del secondo conflitto mondiale fino  gli anni ’70. A seguito di ciò, il complesso monumentale venne a trovarsi in uno stato deplorevole, fino al 1987, anno in cui, in virtù di un protocollo di intesa stilato dal Comune di Valmontone, il palazzo è stato destinato all’Università di Roma  La Sapienza”, che occupa al piano terra, da qualche tempo, alcuni uffici del CIRPS – Centro Interuniversitario di Ricerca sui Paesi in via di Sviluppo. Inoltre, l’Amministrazione comunale, in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Artistici  e Storici di Roma, sta portando avanti un’azione di recupero dell’edificio, in particolare del ciclo pittorico del piano nobile. Nella prestigiosa sede del Palazzo Doria, poi, si trova il museo archeologico di Valmontone, aperto grazie ai contributi  della Soprintendenza ai Beni Archeologici del Lazio e della Società Treno Alta Velocità. 

Perché, si chiederà il lettore a  questo punto, Anni Nuovi, testata locale che tratta gli aspetti e la vita esclusivamente legati al territorio ciampinese, ci ha  proposto queste due realtà.

La risposta, in positivo, può darla il celebre detto: non c’è due senza tre. Più volte, dalle colonne del nostro giornale, ci  siamo occupati della questione IGDO. Abbiamo seguito, passo dopo passo, la complicata e sofferta storia di questo magnifico complesso edilizio che sorge nel cuore della città, fondamentale esempio di radice storica del luogo. Non vogliamo stare qui a ripeterci su tante cose dette (e purtroppo poche cose fatte da parte di chi ha o dovrebbe avere autorità per fare). 

Abbiamo voluto portare degli esempi, da due cittadine che stanno ai nostri confini, che molto meglio di tanti commenti e considerazioni esprimono la possibilità di trovare soluzioni idonee al bene dell’intera cittadinanza. Il germe della speculazione, sovente, alimenta pratiche dannose. E, in casa nostra, non pochi fastidi abbiamo già avuto modo di sperimentare. Monte Compatri e Valmontone hanno avuto la capacità di indirizzare le loro energie nella giusta direzione. 

Perché non anche a Ciampino? L’acquisizione al patrimonio pubblico dell’area compresa fra via Due Giugno, via Col di Lana e via Pignatelli dovrebbe essere il primo passo concreto. Non è, sotto il profilo economico, un’utopia: con i  problemi legati ai vincoli ed alle ultime deliberazioni del Consiglio comunale, l’attuale proprietario non può sperare in profitti spropositati Lo sforzo economico municipale legato al recupero dell’ex Cantina Sociale è già in via di superamento. Dopo la Cantina, l’IGDO potrebbe essere il giusto proseguimento nella valorizzazione del proprio tessuto urbano centrale. Sappiamo che le associazioni culturali operanti sotto l’egida di IGDOLAB (Colibrì, Nucleo Architetti Ciampino, Legambienteciampino, ProIgdo e Teresio Olivelli) stanno continuando la loro battaglia in difesa del bene comune. 

E’ la  nostra stessa volontà, e speriamo che crescano le forze di quanti hanno veramente a cuore una Ciampino bella da vivere.

Michele Concilio

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