da "Anni Nuovi" giugno 2009
Questione IGDO
Per una città di quarantamila abitanti, stretti in undici kmq, priva di ampi spazi a verde, la fruibilità del proprio centro storico è un aspetto di primaria importanza.
Vivibilità del centro urbano che significa, innanzitutto, possibilità di muoversi a piedi, relazionarsi agevolmente, utilizzare strutture di pubblica utilità.
Godibilità di un luogo, insomma, costruita su un uso del territorio a misura d’uomo, fuori dagli schemi di un ingannevole progresso che, sotto l’aspetto del benessere, sta evidenziando tutte le sue deficienze.
Rumore, smog, traffico caotico, tempi della città scanditi da mal costruiti programmi di lavoro, sono la sommatoria di una qualità della vita assai scarsa, di cui tutti noi soffriamo giorno dopo giorno.
Questa premessa, forse un po’ lunga, ma che ci sembra necessaria, per spiegare le ragioni del nostro “accanimento” sulla questione IGDO.
Di frequente abbiamo trattato sulle colonne di questo giornale tale tema.
In effetti il complesso del collegio delle Ancelle del Sacro Cuore, sorto negli anni Venti del secolo scorso, ed oggi meglio conosciuto come IGDO (Istituto Gesù Divin Operaio) da più parti è, giustamente, considerato un elemento essenziale nel contesto urbano.
Attualmente in uno stato di completo abbandono, da tempo è oggetto di proposte per un suo pieno recupero. Proposte di vario genere, spesso però dettate da intenzioni speculative. Di fatto è tutto fermo, e forse ciò non è l’aspetto peggiore, nel senso che almeno si è evitato di creare ulteriori danni su danni.
Sul numero di maggio abbiamo stimolato nuovamente la discussione proponendo, quali possibili esempi di recupero urbanistico, il palazzo Doria di Valmontone ed il palazzo Altemps di Monte Compatri, un tempo fatiscenti edifici inutilizzati ed oggi entrambi rinati a nuovo splendore e nuova vita.
Ci siamo detti: perché non può succedere anche nel caso del nostro IGDO? Ed abbiamo un po’ scherzato, ripetendo il vecchio detto: non c’è due senza tre.
Tanto scherzo poi non dovrebbe apparire e ci spieghiamo.
E’ fresca la notizia che il tre è già uscito.
In questi giorni è stata siglata un’intesa tra la Provincia di Romaed il Comune di Castelnuovo di Porto sull’utilizzo del Palazzo Ducale – Rocca Colonna.
In virtù di questo protocollo il Comune di Castelnuovo, proprietario del complesso, trasferirà all’interno del maniero la biblioteca e l’archivio comunale, mentre l’Università di Roma Tre si farà promotrice di laboratori, workshop, seminari e convegni, anche di livello internazionale.
A costo di apparire pedanti, rilanciamo lo stimolo ad attivarsi per una soluzione il più largamente condivisa dalle forze politiche, ma soprattutto partecipata da larghi strati della popolazione, in forma singola od associata che sia, sulla questione IGDO.
Se l’Amministrazione comunale, magari interfacciandosi con la Provincia, la Regione, le Università, altri Enti ed Istituzioni, ci mette del suo; se le forze politiche fanno altrettanto; se, infine ma non ultimo per importanza, la cittadinanza si mobilita convinta del valore della propria partecipazione al governo della vita pubblica, se tutto ciò avviene, la speranza sarà grande.
Per il centro storico di Ciampino è l’ultima chiamata in fatto di sostenibilità ambientale.
Se anche la superficie limitata dal quadrilatero Piazza della Pace - via Due Giugno – via Col di Lana – via Pignatelli sarà appannaggio di quanti spingono in direzione di interessi speculativi, veramente si completerà il disegno di una città sfruttata, deturpata, ai limiti della invivibilità.
Deve crescere la consapevolezza che siamo “anche noi” soggetti del nostro futuro.
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